Valorizzazione
Imperano spesso, da parte di alcune persone, valutazioni negative di fronte al termine “valorizzazione”. Termine a volte abusato ma non per questo poco efficace nel momento in cui dev’essere definito un processo progettuale. Percorso che deve sempre realizzarsi insieme al cliente ed eventuali altri partner che lavoreranno al progetto.
Valorizzazione è: attribuire ad una merce o a un prodotto un valore maggiore del precedente; esaltazione delle qualità (persone o cose) precedentemente trascurate.
Specificatamente nel mio ambito architettonico cerco di individuare gli aspetti critici o particolarmente difficili dello stato delle cose per farle diventare il punto focale del progetto, valorizzando (appunto) lo spazio, l’ambiente, la struttura architettonica. La proposta dev’essere vantaggiosa per il nostro cliente, ossia deve ridurre un suo disagio cercando di trasformarlo in beneficio.
E’ sicuramente più semplice lasciare tutto com’è, congelare nello stato delle cose ambiente, strutture, spazi, luoghi. Perché innovare? Perché rischiare di investire quando lasciare tutto com’è risulta molto più semplice? Tutti noi vogliamo rimanere nella nostra “comfort zone”, perché cambiare? Probabilmente perché il modello di business che abbiamo pensato dieci, venti anni fa non funziona più; il mercato, la moda, la comunicazione, cambiano anche se noi rimaniamo fermi, quindi se vogliamo essere competitivi e necessario affrontare un cambiamento.
Cambiamento che può essere affrontato in soli due modi: o per innovazione o per disperazione. Entrambi posso portare al risultato voluto. Quindi cos’è che fa la differenza in un processo di valorizzazione? Saper leggere il contesto locale e quello globale per individuare le qualità e le criticità progettuali, definire il proprio target e aggiungere nel progetto quel valore “unico”, esclusivo, che questa realtà può dare.