Il progetto che non c'è | Parte 4. Ludovico
Una settimana intera all’interno del bosco giocando con la propria fantasia tra alberi, cespugli, muschi, insetti, funghi, paludi e piccoli ruscelli. Tra poche ore però si ritorna a casa.
Ludovico non aveva mai avuto la possibilità di sentirsi “libero”. Al parco giochi vicino a casa, era sempre accompagnato dalla mamma o dalla tata e molti dei giochi che voleva provare venivano regolarmente impediti da un secco: “no lì non puoi, è per grandi!”
Lui che piccolo non si sentiva, ovviamente, ma aveva imparato ad obbedire a mamma e quindi sapeva che quel "no!", era categorico per poter rimanere quindici minuti in più al parco. Ludovico amava stare all’aperto e giocare in quel pò di natura che il parco gli dava.
Qui al Passo Rolle i primi giorni, mamma lo accompagnava nel bosco attraverso i sentieri fino al Rock Paradise dove Ludovico si impersonifica nell’Uomo Ragno saltando tra una fune e l’altra, sul materasso o tra gli anelli, salendo lungo la “torre di babele”, arrampicandosi tra gli appigli dell’arrampicata sportiva e scendendo di pancia tra gli scivoli o con la zip line. Un parco giochi che gli ha regalato qualche bollo violaceo e più di un cerotto qua e là, ma anche tanta gioia ed emozione.
Nei giorni successivi però il Paradise Rock era congestionato da altri ragazzini della sua età e di mamme urlanti, così preferiva viaggiare con la sua mente nel bosco vicino alla casetta dove alloggiavano mamma e papà. Ovviamente qui non era più Ludovico ma l’Uomo Ragno, le funi non erano quelle del Paradise Rock ma solo quelle della sua immaginazione, nessun: “attento qui” o “scendi da lì” o “no! non salire”. Niente di tutto ciò, non gli sembrava vero.
Ludovico rientrava in casa quando voleva, o almeno così pensava lui, in realtà a turno i genitori lo osservavano dalla terrazza ma sapevano perfettamente che non poteva correre grandi pericoli. Lì non c’erano auto, moto, bici che potevano attraversare in qualsiasi momento, nessuna discesa o burrone pericoloso. Certo in compenso si erano dotati di una grossa bottiglia di disinfettante, una scatola di cerotti e nel dubbio anche bende e ghiaccio, ma l’uomo ragno in quei giorni non ne aveva abusato.
Alla sera a cena, Ludovico scopriva quanto era bello mangiare senza avere la tv accesa ma poter raccontare a mamma e papà tutte le sue peripezie della giornata, sembrava di essere in un’altra famiglia, nessuna frenesia, nessun “zitto devo ascoltare il telegiornale” o “ssshhhh…parla piano”. Lui era il protagonista di quella vacanza.
E’ l’ultimo giorno, mamma e papà sono armati di bagagli, gli sherpa del villaggio sono venuti a prenderli. Ma all’improvviso Ludovico scopre che alcune mucche sono uscite dal filo pastore avvicinandosi “pericolosamente” alle loro case. Così con l’aiuto dell’uomo ragno iniziano a telare le loro ragnatele per impedire che queste si avvicinino troppo a loro, creando una sacca per poi in volo trasportarle all'interno del loro pascolo.
Un lavoro pesante che è costato a Ludovico qualche tirata d’orecchio per aver sporcato irrimediabilmente il suo abbigliamento pulito e lasciando in auto un odore acre che mamma e papà non hanno gradito molto.