luca donazzolo architetto

Studio Updates

Studio updates.

Translagorai

Da tempo si susseguono informazioni fuorvianti che si oppongono al progetto di ri-vitalizzazione del tracciato translagorai.

Per quanto concerne il percorso non entro in merito in quanto è stato definito dalla committenza e cioè chi gestisce oggi la sentieristica del tracciato. Per quanto riguarda invece le ristrutturazione degli edifici esistenti, quelli sono di mia competenza in quanto progettista per la definizione del progetto PRELIMINARE.

Cos’è un progetto preliminare.

Definizione: esso definisce il quadro delle esigenze da soddisfare che consiste in una sommaria valutazione di fattibilità delle opere e dei lavori, contenente disegni, relazioni illustrative, opere dei lavori e valutazione sommaria dei costi. Ogni progetto deve soddisfare le esigenze della committenza, cercando di redigere un progetto il più consono possibile alla funzione scelta, individuando eventuali criticità e benefici. Il progetto preliminare è strumento fondamentale per richiedere eventuali contributi ad enti pubblici, qualsiasi essi siano, oltre a programmare gli interventi e i soggetti da coinvolgere.

SCOPO DEL PROGETTO.

Il committente, necessita di alcuni “campi base” per poter accogliere trekkers che vorranno percorre le translagorai in un tempo di percorrenza pensato in circa 5 giorni. Il percorso attuale rimane invariato, quindi per lo più in “cresta”. Infatti gli avvicinamenti a questa catena montuosa vengono fatti lungo strade forestali dove negli anni la Magnifica Comunità di Fiemme e/o i Comuni hanno realizzato malghe, stalle, casere o piccoli edifici utilizzati per lo più dai pastori, boscaioli per la loro attività. Da questa quota che definiamo intermedia (tra i 1600 - 1700 m.s.l.m.) partono alcune mulattiere che raggiungono le quote più alte e il sentiero in “cresta”.

Il percorso definito oggi, con il nuovo progetto Translagorai, non dev’essere strettamente pensato per avere un inizio ed una fine (Passo Rolle - Valsugana), ma questo può essere percorso arrivando da diversi punti lungo le valli che questa catena montuosa attraversa nel suo complesso. Infatti non è necessario fare 5giorni di trekking per poter usufruire di questi spazi, ma ovviamente tutti possono accedervi o avvicinarsi secondo le modalità che più si sentono in grado di affrontare.

OBIETTIVO DEL PROGETTO.

Durante questi 2/5 o più giorni di camminata lungo il Lagorai, i vari alpinisti (definiti un un numero massimo di 20-25 persone) possono fermarsi in uno di questi punti di appoggio dove trovare un pasto caldo, una doccia calda e un letto comodo dove riposare e ripartire il giorno seguente. La committenza non prevede la realizzazione di nuovi bivacchi o la ristrutturazione degli stessi lungo il percorso in “cresta” in quanto gli stessi sarebbero di difficile gestione (in particolare per la raccolta e smaltimento dei rifiuti, lo scarico delle acque reflue potrebbe risultare un problema ambientale, e in diversi tratti del percorso l’acqua potabile è difficilmente reperibile se non a quote più basse). Quindi sono state individuate, Malghe, Casere, Stalle posizionate a quote inferiori per poter sopperire a queste criticità. Gli edifici scelti dalla committenza per questo progetto sono di proprietà dei Comuni o della Magnifica Comunità di Fiemme, e sono:

Malga Lagorai

Baita Monte Cauriol

Malga Valmaggiore

Malga Miesnotta

Questi trovandosi ad una quota più bassa rispetto al percorso originario (di circa 500-600 m) necessitano di un percorso per poi ritornare in quota. Questo avviene attraverso sentieri esistenti e in parte già recuperati, realizzando così un anello sentieristico.

CONCEPT DI PROGETTO PER IL RECUPERO DEGLI EDIFICI.

Per realizzare un progetto preliminare, oltre ai sopralluoghi svolti serve avere un’idea di come intervenire all’interno di ambienti molto fragili e spesso difficili da raggiungere come questi. Il termine concept indica una fase della progettazione che determina gli elementi fondamentali di progetto, ossia fornisce la basi per lo sviluppo della progettazione successiva. Scopo principale è individuare soluzioni alternative o innovative rispetto a soluzione comunemente utilizzate.

Il concept individuato, nasce da una assoluta consapevolezza che tale intervento dev’essere sostenibile per il territorio, sia dal punto di vista dei materiali utilizzati per la ristrutturazione degli edifici (quindi una attenta scelta per il loro ciclo di vita e l’impatto che hanno sull’ambiente - LCA), e per non aggravare durante i lavori il territorio circostante con i mezzi necessari agli interventi di ristrutturazione. Gli edifici dovrebbero essere realizzati con tecniche che rispettino un basso consumo di energia (considerando che gli edifici vengono utilizzati solo nel periodo estivo possiamo definirli “passivi”) e che almeno il 50% dell’energia consumata venga prodotta da fonti rinnovabili. Per raggiungere tale scopo però l’involucro esistente non risulta adeguato, ma allo stesso tempo non possiamo pensare di demolire completamente gli edifici per realizzare le nuove strutture. Allo stato attuale quasi tutte le coperture esistenti andrebbero rifatte in quanto presentano diverse criticità che mettono a rischio il crollo dell’intero fabbricato.

Per questo motivo si è preso come riferimento un documento redatto nel 2010 “Principi guida e opzioni tecnologiche per la realizzazione dei primi interventi dimostrativi” dalla PAT con un gruppo di lavoro multidisciplinare, per il recupero delle Baite nelle valli dei Mocheni, del Chiese, del Tesino e Vanoi. L’interessante approccio, già stato eseguito in alcuni interventi di ristrutturazione o di restauro in diversi edifici alpini della Svizzera, Austria e Francia, si propone di non modificare il la struttura originaria perimetrale ed inserire all’interno (dall’alto verso il basso) la nuova struttura. Tale approccio viene definito come: costruire nel costruito.

Considerando che ci troviamo ad altitudini dove le stagioni non permettono lunghi periodi per eseguire tali lavorazioni, bisogna pensare a tecnologie e metodi di lavoro che permettono in tempi brevi di realizzare le opere. Per fare questo ci viene incontro quello che ormai oggi è quasi consuetudine, ovvero costruire elementi prefabbricati in legno ed assemblarli in loco. Questo tipo di lavorazione non ha costi eccessivi, o quanto meno ridotti rispetto a dieci anni fa, l’unico problema risulta essere il trasporto, in quanto l’utilizzo di mezzi pesanti potrebbe mettere a rischio diverse strade di montagna quando queste risultano accessibili con mezzi pesanti, ma per lo più si è previsto un trasporto degli elementi costruttivi con l’elicottero.

CONCLUSIONE GENERALE.

Abbiamo pensato ad interventi di ristrutturazione energeticamente efficienti, sistemi costruttivi tecnologicamente innovativi, sistemi di trasporto che non deturpano o modificano i tracciati esistenti, non modifichiamo l’impianto perimetrale dei manufatti definiti ma sviluppiamo la superficie necessaria ad accogliere i nuovi ospiti sopraelevando gli stessi solo quando non vi sono alternative, realizziamo nuove coperture adeguatamente coibentate inserendo superfici vetrate sufficienti a dare la corretta luce ed il corretto ricambio dell’aria degli alloggi. Inseriamo nuove tecnologie per fare in modo che queste strutture utilizzino solo energia rinnovabile (ad eccezione di eventuali picchi di carico o disfunzioni tecniche da tenere in considerazione) con l’utilizzo di centraline idroelettriche, dove possibile, pannelli solari e fotovoltaici posizionati in copertura (il calcolo realizzato tiene conto della stagionalità di utilizzo, il loro collocamento e l’insolarizzazione) i quali generano l’acqua calda sanitaria necessaria, mentre il fotovoltaico genera l’energia elettrica per le utenze elettriche e attraverso una pompa di calore può sopperire ad un eventuale mancato riscaldamento dell’acqua calda sanitaria attraverso i pannelli solari. La raccolta dei rifiuti viene eseguita da chi ha incarico la gestione dell’immobile, l’approvvigionamento idrico a questa altezza non risulta un problema (sono presenti diverse sorgenti), la raccolta delle acque reflue viene eseguito con vasche Imhof. Si è preso in considerazione anche la fitodepurazione, ma la superficie utile per realizzare tale sistema risultava eccessivamente invadente, soprattutto dove oggi non esiste alcun sistema di raccolta (come ad esempio Malga Lagorai).

E’ evidente che le persone che viaggiano lungo la catena montuosa avranno la necessità, oltre che dormire, di lavarsi e cibarsi. Infine si evidenzia che tutti gli edifici presentano una loro scheda individuata dal PRG comunale, secondo il “Piano Baite”, tutti gli interventi rispondono a ciò che è riportato all’interno delle schede.

SINGOLI INTERVENTI.

Malga Valmaggiore.

Rifacimento del sottotetto con schema precedentemente descritto: “costruire nel costruito”, con la realizzazione di un ingresso/guardaroba, 4 stanze da letto (circa 16-18 letti totali), due bagni con docce divisi per sesso. In questo intervento è prevista la sistemazione anche del piano inferiore per la lavorazione dei prodotti caseari e il loro magazzino. Nel deposito a fianco della malga viene eliminato il generatore a gasolio esistente, realizzando cosi in questo spazio i posti letto mancanti, con un piccolo soggiorno e bagno, che può essere utilizzato anche come bivacco nei mesi in cui la struttura rimane chiusa. Nell’altra parte restante dell’edificio si realizza l’alloggio del pastore. Nel quadro economico generale vengono messi a bilancio la realizzazione di una centralina idroelettrica che andrà a sostituire il generatore esistente, ed una somma a forfait per opere di prevenzione idrogeologica. Non si evidenziano particolari aspetti di pericolosità, ma ad una progettazione più accurata potrebbe risultare necessario qualche intervento, quindi per non ritrovarsi senza il corretto budget a bilancio ci sembra utile inserire questa voce, così come avviene in tutti i siti sotto riportati.

Casera e Stalla Lagorai.

Nella piccola Casera, oggi utilizzata unicamente come alloggio dei pastori, viene ristrutturata sempre con lo schema “costruire nel costruito”, realizzando al piano terra un ingresso con uno spazio guardaroba, i servizi igienici divisi per sesso, e l’alloggio del custode. Al piano superiore trovano posto tre stanze da letto per i 20 posti letto. Nella stalla si realizza (sempre con il metodo costruire nel costruito) lo spazio per il deposito, il confezionamento, la distribuzione dei pasti e lo spazio dove poterli mangiare. Questo ambiente è stato definito per una metratura tale da permettere l’accesso a circa 40 persone, in quanto si pensa che il luogo possa essere attrattivo anche per chi non è interessato o preparato a camminare per l’intero percorso della translagorai. Gli ambienti per lo stoccaccio del cibo e la raccolta dei rifiuti solidi dovranno essere molto ampi in quanto è impensabile che vi sia un rifornimento giornaliero tramite la mulattiera esistente. L’insieme di questi spazi utilizzano circa metà dell’edificio esistente, nell’altra metà viene realizzato l’alloggio del pastore e la stalla (così come è oggi). L’intera copertura verrà rifatta anche perché deve accogliere i pannelli solari e fotovoltaico. Nel quadro economico oltre all’importo per le opere di prevenzione idrogeologica si prevede una somma per la fornitura della cucina e la realizzazione di una terrazza esterna intesa come pavimentazione sospesa su pali in legno e rivestita sempre in legno.

Baita Monte Cauriol.

A Sadole sono già presenti due realtà enogastonomiche, entrambi di proprietà comunale, il quale da in gestione a privati con un canone di affitto. Si è scelto di comune accordo di intervenire solo su un singolo edificio, scegliendo la Baita Cauriol. E’ l’unico edificio che presenta una copertura in buono stato rispetto a tutti gli altri siti d’intervento, ma dovendo alzare l’edificio per l’utilizzo di tutta la superficie del piano sottotetto, questo verrà rifatto. Come negli altri progetti il metodo rimane lo stesso: costruire nel costruito. Si accede dall’interno tramite una scala esistente, da dove avviene poi la distribuzione ai singoli locali, 4 stanze da letto per venti 20 posti letto, due bagni con docce divisi per sesso.

Casera Miesnotta.

Questo edificio ricade all’interno del Parco di Paneveggio che descrive con scheda accurata gli interventi possibili per il recupero di questo edificio. In comune accordo con la committenza e la proprietà si è scelto di non realizzare uno spazio ristoro, ma lasciare una semplice cucina dove è possibile farsi da mangiare nel caso in cui fosse necessario. Questo edificio si presenta all’inizio o alla fine del percorso tracciato e quindi possibile che i trekkers si fermino solo per una breve sosta o bivacchino all’interno per poi spostarsi sugli altri punti d’appoggio. L’intervento di ristrutturazione proposto, costruire nel costruito, cerca di mantenere intatta la distribuzione attuale, lasciando il portico d’ingresso utilizato anche come guardaroba, uno spazio cucina/pranzo, alcune stanze da letto al piano d’accesso e le altre nel soppalco. Il bagno rimane esterno, diviso per sesso.

CONCLUSIONI FINALI.

Il progetto redatto ha l’ambizione di definire delle linee guida per una progettazione successiva che tenda a guardare gli ultimi rifugi realizzati dalla Provincia di Bolzano sul proprio suolo, dove l’architettura contemporanea ha saputo confrontarsi con il territorio e il paesaggio montano divenendo essa stessa un “landmark”, un punto forte di riconoscimento e caratterizzazione del territorio, con un approccio di altissima efficienza energetica e sostenibilità ambientale.

I costi individuati rispecchiano questo intento e considerando il metodo e i materiali d’intervento risultano, a nostro avviso, veritieri. Si consideri che il quadro economico generale è formato dal quadro economico del singolo sito d’intervento all’interno del quale sono presenti tutti gli oneri necessari: edile, impianti, sicurezza, allacciamenti, progettazione, collaudi, imprevisti, oneri fiscali, opere prevenzione idrogeologica, iva. Questo perchè ogni edificio sarà gestito, ovviamente, con un singolo incarico di progettazione e successivamente con un singolo appalto.

Il nostro approccio a questa progettazione rispecchia a pieno il nostro lavoro quotidiano. Se avessimo avuto la percezione che l’intento fosse deturpare l’ambiente montano non avremmo accettato questo incarico, ma non si è rilevato tale. E’ chiaro che ogni tipo di antropizzazione sia questa “slow” o “hard” pone delle criticità, il tema è trovare un metodo per far diventare queste criticità un elemento distintivo del progetto stesso, conuigando l’eterno confronto/scontro uomo-natura

luca donazzolo